21 Giugno 2025
L'opinione

Antenna RAI: le proposte di Sinistra Italiana

Sinistra Italiana Caltanissetta (foto inviata dal circolo intitolato a Enrichetta Casanova)

A ridosso del consiglio comunale monotematico sull’antenna RAI, ecco le proposte del circolo nisseno di Sinistra Italiana, pervenute con una nota firmata dal segretario Andrea Salvatore Alcamisi, che pubblichiamo integralmente:

«Il Circolo di Sinistra Italiana Caltanissetta Enrichetta Casanova Infuso propone un percorso unitario sul tema della tutela della collina di Sant’Anna, con una riflessione sulla vicenda dell’antenna Rai.

Come Circolo di Sinistra Italiana di Caltanissetta siamo consapevoli che, nel dibattito sul destino dell’area verde della collina di Sant’Anna e dei suoi manufatti, qualunque posizione presa scontenterà inevitabilmente una parte dell’opinione pubblica.

Tuttavia, riteniamo che sia urgente avviare un percorso condiviso per giungere a una soluzione concreta, trasparente e partecipata. Siamo convinti che questa vicenda possa diventare un’occasione per aprire una riflessione ampia e collettiva su come la città possa recuperare il senso di sé e la propria capacità di autodeterminarsi.

Il traliccio, in questa prospettiva, non è semplicemente un oggetto da demolire o da conservare, ma un simbolo attorno a cui può nascere una nuova consapevolezza cittadina.

Le vicende legate a quest’area raccontano, innanzitutto, una crisi della cittadinanza, non nel senso di una presunta incapacità delle persone, ma come esito di anni di pratiche istituzionali che hanno disincentivato la partecipazione attiva.

Deleghe in bianco, scarsa informazione, mancanza di spazi di confronto: tutto questo ha progressivamente allentato il legame tra cittadini e istituzioni. Oggi, in molti invocano una riscossa.

Ma perché questa sia autentica, è necessario domandarci se la cittadinanza abbia davvero gli strumenti per partecipare in modo informato e libero da condizionamenti.

Il bene da tutelare – il manufatto o lo spazio collettivo non può essere stabilito in astratto o in modo unilaterale, ma deve emergere da un processo pubblico, trasparente e inclusivo. 

Allo stesso tempo, questa vicenda denuncia una seconda crisi: quella della rappresentanza politica locale. Spesso i nostri rappresentanti sembrano disconnessi dalle esperienze virtuose, sostenibili e solidali che già esistono sul territorio.

Chiediamo allora che la politica locale ritrovi il coraggio di ascoltare queste energie e di fare sintesi tra esigenze urbane e rurali, tra innovazione e memoria. Se il presente ha valore, è perché ci obbliga a misurarci con le contraddizioni. Il caso dell’antenna è utile proprio perché ci costringe a uscire dalle nostre certezze. Non si tratta di prendere posizione contro qualcosa, ma di costruire una visione per la città.

Questa vicenda, poi, mette in luce anche due urgenze fondamentali per il futuro democratico della città. La prima è il metodo: notiamo una molteplicità di proposte, ma anche una forte carenza di partecipazione strutturata. Alcune scelte sembrano frutto di dinamiche ristrette, poco trasparenti.

Eppure, lo Statuto Comunale – pur con i suoi limiti – offre strumenti che potrebbero essere riattivati: consulte, petizioni, referendum consultivi. Proponiamo che questi strumenti vengano messi in campo immediatamente per coinvolgere tutta la cittadinanza, senza esiti già scritti, ma con l’obiettivo di costruire insieme una sintesi possibile. 

La seconda urgenza è la fiducia. Una scelta arbitraria, imposta da pochi, rischia di lacerare ulteriormente il tessuto sociale. Per questo proponiamo un processo di riconciliazione cittadina, che permetta a tutte le voci di essere ascoltate e di contribuire alla decisione. 

La sintesi, anche se faticosa, è l’unico orizzonte possibile. Qualunque sarà l’esito finale – che potrebbe anche essere la demolizione – esso dovrà essere frutto di una responsabilità condivisa, e non di un’imposizione.

In questo quadro, riteniamo che una proposta concreta e chiara da sottoporre alla valutazione dell’intera cittadinanza debba essere la seguente: avviare una vera battaglia politica e civile per la salvaguardia integrale dell’area boschiva della collina di Sant’Anna e di tutti i suoi manufatti non soggetti ad ammaloramenti strutturali.

Questa lotta politica e civile non è in contraddizione con quanto affermato finora, anzi ne rappresenta un naturale sviluppo: è l’espressione concreta di una cittadinanza che si riappropria del proprio ruolo, senza cedere a logiche di contrapposizione sterile.

È una difesa attiva e consapevole di un bene comune che già si staglia all’orizzonte come risorsa per le generazioni presenti e future.

Proprio perché è un bene comune, questa difesa non può e non deve essere appannaggio esclusivo di interessi di parte, ma appartenere a tutta la città. Tutta la cittadinanza deve potersi riconoscere in questo orizzonte collettivo, al di là delle appartenenze politiche, culturali o personali.

La collina di Sant’Anna è un patrimonio condiviso, e come tale deve essere preservato e valorizzato da una comunità unita, consapevole e inclusiva. È importante, inoltre, chiarire che il concetto di identità culturale non è così rigido come spesso si vuol far credere.

L’identità evolve nel tempo, muta aspetto con il cambiare degli usi, dei costumi, dei bisogni e delle sensibilità. Si plasma continuamente attraverso le esperienze collettive e individuali.

Per questo motivo, sostenere che l’antenna sia un elemento irrimediabilmente legato all’identità nissena, senza interrogarsi su tutte le implicazioni culturali, paesaggistiche e ambientali di questa scelta, significa adottare uno sguardo statico e passatista, che rischia di cristallizzare il passato senza cogliere le esigenze del presente e le opportunità del futuro.

Si chiede, pertanto, di innalzare il livello di tutela del vincolo paesaggistico che attualmente ricade al primo livello, e rispetto al quale si ravvisano già delle disattenzioni agli obiettivi specifici previsti dalle norme di tutela.

Questi obiettivi sono chiaramente indicati dal Piano Paesaggistico Regionale per gli ambiti 6, 7, 10, 11, 12 e 15, che interessano il territorio della provincia di Caltanissetta. 

L’innalzamento della tutela deve rappresentare il primo atto concreto di una lotta politica e civile contro gli appetiti speculativi nel campo dell’edilizia, che troppo spesso si insinuano in aree fragili o storicamente trascurate, alterandone in modo irreversibile il paesaggio e la vocazione collettiva. 

Per questo proponiamo di attuare quanto previsto dall’articolo 61 dello Statuto Comunale di Caltanissetta, che consente ai cittadini, attraverso una petizione corredata da firme autenticate, di indirizzare al Sindaco quesiti riguardanti temi di rilevante interesse pubblico.

È nostro intento promuovere questa petizione come atto collettivo, per chiedere formalmente che l’amministrazione si esprima pubblicamente e responsabilmente sul futuro della collina e dei suoi manufatti, e per ottenere garanzie concrete sulla tutela dell’area.

Invitiamo quindi i partiti, le realtà civiche, sociali e culturali della città a convergere su questa proposta, nella consapevolezza che il futuro della collina di Sant’Anna riguarda il futuro stesso di Caltanissetta».

 

 

 

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