27 Giugno 2025
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Legambiente, Forum Acqua Sicilia: luci e ombre sulle risorse idriche siciliane

(Foto inviata dall’Ufficio Stampa di Legambiente Sicilia)

Sicilia, punto caldo del cambiamento climatico e isola dove la crisi idrica del 2024 ha manifestato l’inadeguatezza delle infrastrutture e dei sistemi di raccolta, distribuzione e gestione dell’acqua. Una carenza che pesa soprattutto sulle spalle dei cittadini, costretti a fare i conti con severi razionamenti e sul comparto agricolo regionale, che ha subito una perdita economica netta stimata in tre miliardi di euro, insieme a un drastico calo produttivo che segna -80% nella produzione di olio d’oliva e punte fino al 100% nella produzione di cereali, foraggi e grano. Questo è almeno quanto si evince dal comunicato stampa divulgativo della prima edizione del Forum Acqua Sicilia organizzato da Legambiente, al Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento. Forum che è stato anche l’occasione per inaugurare la ventesima edizione della Goletta dei Laghi della storica associazione ambientalista, campagna nazionale che monitora la salute dei laghi italiani e ne denuncia le criticità.

Secondo i dati diffusi da Legambiente Sicilia, l’isola ha 46 grandi e medi invasi con una capienza teorica pari a oltre un miliardo e cento milioni di metri cubi, dei quali oltre 360 milioni destinati a scopo idropotabile o misto, idroelettrico e idropotabile. Gli invasi sono gestiti da una pletora di gestori, pubblici e privati, non di rado “disattenti” nella gestione delle importanti e delicate infrastrutture, così come si evince dai dati dell’interrimento di molti dei bacini. Tra i problemi più significativi, mancato collaudo; mancata manutenzione delle strutture di manovra e presa e mancate operazioni di flushing per lo sfangamento. Non di rado le reti di distribuzione dell’acqua sono talmente obsolete da perdere significative percentuali del prezioso liquido, sino a raggiungere percentuali consolidate di perdita pari al 60% e al 70%, nell’idropotabile e nell’irriguo. L’acqua distribuita ai gestori d’ambito dovrebbe infine raggiungere, almeno teoricamente, tutte le case dei siciliani con lo stesso prezzo, le stesse caratteristiche organolettiche e di potabilità e 24 ore su 24, ma nella realtà così non è.

Nel decennio 2010-2020, in Sicilia sono stati realizzati interventi per il miglioramento delle infrastrutture idriche per un valore complessivo di 4,878 miliardi di euro. Tuttavia, solo il 7,5% di queste risorse si è concretizzato in opere effettivamente concluse. Negli ultimi anni, gli investimenti destinati al settore idrico nel breve e medio termine – inclusi quelli già programmati, come quelli previsti dal PNRR – ammontano complessivamente a circa due miliardi di euro. Tali risorse finanziano interventi che spaziano dalla potabilizzazione e distribuzione alla manutenzione delle reti e alla depurazione. A livello regionale, risultano inoltre stanziati 100 milioni di euro per l’acquisto di tre dissalatori mobili e le relative opere di adduzione, oltre a un piano pluriennale da oltre 250 milioni di euro, attualmente in fase di attuazione per il potenziamento delle dorsali idriche regionali. Legambiente non sottovaluta infine le procedure d’infrazione della Corte di Giustizia Europea per la mancata depurazione. Dopo aver delineato un quadro che mostra diverse criticità, secondo Tommaso Castronovo (presidente Legambiente Sicilia) «rivedere l’architettura istituzionale del sistema è certamente il primo problema da affrontare attraverso la realizzazione di una governance unica e integrata dell’acqua, affinché tutti i cittadini e le cittadine siciliani partano da pari condizioni».

In merito all’attività di monitoraggio condotta su quattro laghi regionali, nell’ambito della prima tappa della campagna nazionale Goletta dei Laghi, dei sei punti analizzati, cinque sono risultati entro i limiti di legge, mentre uno – alla foce del fiume Naro (AG), affluente della diga San Giovanni – è risultato “fortemente inquinato”.

 

 

 

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