21 Giugno 2025
Buona idea

Giovedì 26 giugno: anche a Caltanissetta, 10 100 1000 piazze per la pace!

Il Presidio si riunisce ogni 24 del mese e mette in atto flash mob o iniziative volte a diffondere la cultura delle pace.

Giovedì 26 giugno, dalle 18.30 alle 20.00, in Corso Umberto I, nuovo appuntamento delle persone che sostengono la pace. Lo gridano con forza, le organizzatrici nel loro documento: la pace non è un’utopia ma una possibilità concreta da esercitare ogni giorno, partendo dai corpi e dalle parole. Ancora una volta le donne assumono quindi il ruolo di forza trasformativa, in un presente che sembra non offrire speranze di cambiamento.

La data del 26 giugno è stata scelta per partecipare alla settimana di mobilitazione europea indetta da Stop ReArm Europe e per inserire Caltanissetta nel più ampio ‘no alla guerra’. Nel documento del Presidio delle donne per la pace si legge quanto segue:

«Viviamo in un’epoca segnata da una drammatica escalation bellica: dalla distruzione sistematica della Palestina, dove l’offensiva militare su Gaza si configura come un vero e proprio futuricidio (Stéphanie Latte Abdallah), alla devastazione di vite e territori causata dall’invasione russa dell’Ucraina, dai massacri in Sudan ai conflitti dimenticati in Congo, Siria, Yemen, Myanmar e in molte altre aree del mondo, si delinea un quadro globale in cui la guerra si impone come norma e linguaggio dominante.

Questo contesto, fatto di violenza diffusa, impunità e disumanizzazione, richiede una risposta collettiva, visibile, radicale. La mobilitazione del 26 giugno nasce da qui: dalla necessità urgente di rifiutare la logica del dominio, la retorica dell’intervento armato e l’idea che la pace possa essere imposta con le armi. La guerra non è un’eccezione: è un dispositivo strutturale di potere, parte integrante di un sistema economico e politico che trae profitto dal disastro e dalla paura.

Per questo denunciamo la militarizzazione crescente, l’espansione dell’industria bellica, la narrazione dominante che censura e distorce. E rilanciamo una politica capace di “ascoltare il dolore”, che non sacrifica le vite in nome della patria o della sicurezza ma sceglie la responsabilità, la giustizia, la convivenza».

 

 

 

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