19 Maggio 2024
L'opinione

Loredana Rosa: cronaca di un pomeriggio “speciale”

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Loredana Rosa sul presidio per la pace che si è svolto ieri a Caltanissetta. Il commento si intitola Cronaca di un pomeriggio “speciale” che vuole essere “normale”:

È successo a Caltanissetta, è successo ieri, 24 novembre al Presidio delle donne per la pace, si sono alzate le voci di ragazze e ragazzi, uomini e donne, bambini e bambine. Era un grido di “parte” e mi sono chiesta se fosse “giusto”; non ho ancora la risposta, forse perché i termini del giudizio non sono “giusto o sbagliato”, forse perché c’è un “prima” da conoscere e di cui parlare. 
Partiamo dal fatto. Alle ore 16:00 del 24 novembre in 5 o 6 donne eravamo in corso Umberto all’incrocio con corso Vittorio Emanuele per il sit-in organizzato in contemporanea con il sit-in del Presidio delle donne per la pace di Palermo. 
Eravamo lì con le bandiere della pace e con dei volantini con la scritta “Presidio delle donne per la pace”, si è avvicinata una ragazza e ha chiesto se fosse possibile partecipare. Ho represso un moto di entusiasmo e sono caduta nella trappola dei miei pregiudizi, quella ragazza era una di “noi” (acculturata, femminista, pacifista, bella, ben vestita e giovanissima), neanche quando ha detto abbiamo le bandiere e i cartelli ho capito, ancora pregiudizi, ancora ignoranza, ho pensato che fossero studentesse e studenti. Ho detto che il sit-in era stato pensato come uno spazio in cui discutere, in cui testimoniare contro tutte le guerre che insanguinano il mondo, per dare voce a tutte le oppresse e gli oppressi, all’umanità schiacciata dall’odio e dallo sfruttamento, perciò, non potendo esserci tutte le bandiere, ci sembrava giusto che non ce ne fosse nessuna, eravamo lì per parlare, chiedere e rispondere, conoscere e riconoscere. 
Intanto altre donne “nostre” arrivavano mentre intorno alla fontana della piazza si raccoglieva una piccola folla di uomini con una bandiera. 
E poi è successo, donne, uomini, giovani, bambini e bambine sono arrivate/i, altri volti, altri vestiti, altra lingua. La ragazza con cui avevo parlato mi ha presentato suo padre, erano “gli altri”, arabi, musulmani, magrebini, pachistani, erano lì per dire la loro e per dirla a loro modo. 
Non era la manifestazione che avevamo immaginato ma, forse, era la manifestazione “necessaria”. 
Tra noi (torna inevitabilmente e tornerà, noi e voi, noi e loro), alcuni esponenti politici e sindacali guardavano con stupore, ho chiesto loro se qualcuno li conoscesse, se fosse possibile parlarsi, nessuno li conosceva, stranieri, estranei.
 Questi/e sconosciuti/e erano lì, in quell’unico luogo in cui potevano dire la loro, in cui gridare il loro dolore per i fratelli e le sorelle palestinesi sotto le bombe, senza cibo né acqua, senza medicine e senza più nemmeno speranza. 
Questo dolore non è più grande degli altri generati ogni giorno in tante altre guerre nel mondo, questa guerra non è più “grave” delle altre, salvare quelle vite non è più urgente di salvare le altre vite, ma nemmeno annegare questo dolore nel mare del dolore del mondo è possibile. 
Non c’è giusto e non c’è sbagliato, questa Città deve prendere atto delle sue tante voci, deve avere luoghi in cui possano esprimersi, deve innescare “Il processo della conoscenza-riconoscimento-riconoscenza” come lo definiva Lidia Menapace; per questo sì, per questo vale la pena di esserci, per questo le donne, le femministe, ci sono e ci saranno. 
Oggi ci giunge notizia del “cessato il fuoco” su Gaza e della liberazione di alcuni ostaggi, non sappiamo quanto e se durerà, sappiamo che la strada è ancora lunga e difficile, ma è l’unica che abbiamo davanti e l’unica che possiamo percorrere.
Perciò giorno 24 dicembre, sì, proprio la vigilia di Natale, il Presidio donne per la pace sarà di nuovo lì e accoglierà tutte e tutti, perché quello che è successo ieri, giusto e sbagliato, noi e loro, con e senza bandiere, altro e altri/e, possa avere di nuovo uno spaio per conoscenza-riconoscimento-riconoscenza.
Caltanissetta 25 novembre 2023
                                                                         

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2 pensieri riguardo “Loredana Rosa: cronaca di un pomeriggio “speciale”

  • Maria a.

    Ero li,penso tu abbia colto perfettamente quello che ha significato per la stragrande maggioranza dei presenti.Avere trovato la possibilità di esprimere una urgenza altrimenti senza spazio .Questa io la chiamo accoglienza

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  • CRISTOFORO ANGELO INFUSO

    Ma eri tu che urlavi paonazza contro una pacifica ragazza di 16 anni di togliere la bandiera della Palestina? Non ci potevo credere.

    Quella ragazza è stata incredibile, aveva una energia positiva gigantesca. Mi sono commosso pensando a quante bambine, donne, e ragazze stanno venendo massacrate da Israele, e quanto coraggio ci voglia per dire da che parte sia giusto stare, in un paese meschino e vigliacco come il nostro.

    C’ erano donne con le carrozzine, bimbi piccoli ovunque.
    Uomini adulti guidati da quella ragazza che ha molto più coraggio di donne sagge e mature.

    Dopo che le hai quasi strappato dalle mani la bandiera della Palestina, sarebbe un grande gesto da parte sua accoglierti.

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