8 marzo: una bella storia tra Caltanissetta e l’India
Si potrebbe parlare di violenza di genere e di femminicidio (secondo dati del Ministero dell’Interno dal primo gennaio al tre marzo 2024 in Italia sono state uccise venti donne, diciotto delle quali in ambito familiare e affettivo. Di queste, otto sono state uccise dal partner o dall’ex).
Si potrebbero ancora raccontare i traguardi raggiunti da donne che hanno avuto la possibilità di essere le prime in qualcosa (Samantha Cristoforetti docet) e di fare quello che le altre non hanno ancora fatto. O si potrebbe decidere di spostare l’attenzione su queste “altre” e sulla loro quotidianità, vissuta sotto la scure del gender gap. Confcommercio e Ispettorato del Lavoro confermano l’Italia come fanalino di coda UE per il basso tasso di occupazione delle donne, spesso precarie e sottopagate in settori considerati non strategici.
Il nostro 8 marzo è un po’ più umile ma non per questo meno speciale ed è una piccola storia vissuta a metà tra Caltanissetta e l’India, con tante donne protagoniste. Una di loro è la nissena Daniela Miccichè, innamorata dell’India fin da quando era piccola per l’ammirazione che nutriva nei confronti di Madre Teresa di Calcutta. Operatrice turistica con la passione per i grandi viaggi, Daniela è anche la referente per la Sicilia del progetto Go Eco India, fondato dalla manager torinese Paola Clodoveo. Accanto a loro e ad altri tra sponsor, volontari e lavoratori del progetto, vi sono le vedove. Ancora oggi, in India la donna vedova perde ogni diritto, venendo derisa, disprezzata, abbandonata dalla società (persino dalla famiglia) e costretta ad elemosinare un’esistenza di stenti ed emarginazione. Ma in questa storia, le donne vengono in aiuto l’una all’altra, superando distanze, confini geografici e barriere culturali. Così Daniela, di ritorno dall’India, qualche giorno fa ha organizzato una raccolta fondi da devolvere a progetti in favore dell’inserimento sociale e lavorativo delle donne vedove. Le azioni messe a punto da Go Eco India riguardano, in realtà, molti altri aspetti, ma l’aiuto recato alle vedove è davvero importante.
Questa non è certamente la storia di lotta o presa di coscienza che sarebbe forse più indicata per raccontare questo giorno. Ma è una storia in cui “il dolore che colpisce le altre donne non ce lo deve spiegare nessuno (Diletta Costanzo, “Penelope, Uno spettacolo di danza creativa di Josephine Giadone”). È una forma timida di sorellanza che potrebbe generare una comunicazione più profonda tra “noi e loro”, tutte donne che, ancora oggi, nel mondo lottano per migliorare la propria condizione.
Per maggiori informazioni è possibile visitare i profili Facebook e Instagram di Daniela Miccichè, o contattarla scrivendo all’indirizzo danielamicc@gmail.com. Oppure è possibile contattare Paola Clodoveo visitando il suo profilo Facebook o inviandole un messaggio alla mail puja58@gmail.com.