20 Aprile 2024
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Nonni ai tempi del coronavirus. Un pensiero di Lucia Maria Collerone

Lucia Maria Collerone (foto tratta da Facebook)

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni della scrittrice Lucia Maria Collerone sull’essere nonne e nonni ai tempi del coronavirus. Proprio ieri è uscito su Amazon il suo nuovo libro, Venti2 volte te, una galleria di racconti con protagoniste donne che lottano contro un destino di avversità. Ecco cosa scrive Lucia Maria Collerone a proposito del ruolo dei nonni e delle nonne in questi giorni di emergenza sanitaria:

«Uno degli effetti della pandemia che imperversa e ci ha un po’ lasciati storditi e attoniti, è stata la chiusura delle scuole.

In una città quasi fantasma, come la turistica Caligo Ghost City americana, il mondo reale sembra sospeso, in attesa.

La copertina del nuovo libro (foto tratta da Facebook)

Nelle case, invece, comincia una battaglia per chi terrà i bambini in custodia, mentre i genitori vanno ancora a lavoro. Sì perché c’è chi può fare lo smart work seduto, scarmigliato e in déshabillé dal divano di casa e chi invece deve continuare a lavorare per fare sopravvivere la propria attività o per fornire i servizi di prima necessità.

Così in prima linea ci sono i nonni, che dobbiamo proteggere per la loro fragilità verso il virus, che diventano nonni sitter, pronti a tutto: accudire, giocare, cucinare prelibatezze, intrattenere, far fare i compiti e distrarre dal tablet i loro nipoti. Un esercito silenzioso, non retribuito e appassionato, che con fatica, ma profonda amorevolezza inizia la sua personale lotta contro il mondo che cambia e che ci chiude a casa.

Nonne e nonni in servizio, appiccicati ai cuccioli dei loro cuccioli che tengono in salvo il bene più prezioso che si possa avere.  Fortunati i bambini che possono godere di questa gioia e fortunati i nonni che, chiusi forzatamente tra le quattro mura possono ancora ricevere il dono di avere la vita tra le mani.

Forse questo virus spaventoso ci farà ritornare ad una dimensione più umana, ci farà guardare con occhi più grati i doni che l’appartenere ad una famiglia dona. Un rientrare tra le mura e proteggersi, riempire i vuoti e accettare di cambiare le proprie abitudini per salvare ciò che si ama».

 

 

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