27 Luglio 2024
Indovina chi viene a cena

Una ricetta, una storia. Ancora un appuntamento con Loredana Rosa

Loredana Rosa

Quarto appuntamento con Loredana Rosa, che ci offre una storia da leggere e una ricetta da realizzare in questi giorni di vita in casa.

Piccolina

Panna cotta

Guardava la sua bambina che dormiva nella culla, ne aspirava il profumo, si lasciava sommergere dal silenzio. Il parto era stato difficile, il dolore arrivava improvviso, violento e incontrollabile, si sentiva sola e impotente, quello che sapeva sul parto era stato spazzato via da tutta quella sofferenza. Non c’era niente di “naturale”, nessuna partecipazione, nessuna consapevolezza, voleva che tutto finisse, voleva dormire, spegnere le luci, soffocare il rumore. Nei pochi secondi di tregua tra una doglia e l’altra riusciva a formulare un solo pensiero, sempre lo stesso: non potrò sopportarlo ancora, non c’è la farò. Invece c’è l’aveva fatta, in quell’ultimo spasimo sua figlia era nata, il dolore era finito e lei era tornata per riprendersi quella parte di lei che l’aveva lasciata e trovare “l’altra”, quella creatura nuova, sconosciuta e sorprendente. Ancora un attimo d’angoscia, una vecchia storia di famiglia di una bimba nata senza dita, ma il suo compagno l’aveva rassicurata, è tutto a posto. I giorni seguenti erano stati sconvolti dallo stupore, dall’amore, dall’andirivieni e dall’affetto di parenti e amici, adesso, sola in casa con la sua meravigliosa bambina si abbandonava all’incanto di quella infinita dolcezza.

Poi d’improvviso un grande turbamento la invase, avrebbe voluto prenderla dalla culla, stringerla tra le braccia, proteggerla; fu colta da un pianto silenzioso, tragico. Come sarebbe stata la vita della sua piccolina, cosa le riservava il futuro, come avrebbe potuto proteggerla, aiutarla, salvarla dal dolore, dall’angoscia, dall’oscurità. Non avrebbe potuto, non sempre, non contro il dolore che lei stessa si sarebbe inflitta, non contro il dolore che le sarebbe venuto dall’amore. Non sapeva che fare, a chi chiedere aiuto, sola davanti a quella culla, tremava.

La bambina strinse i pugni, mosse la testa e aprì gli occhi, sembrava smarrita, la bocca già atteggiata al pianto, lei dimenticò la sua angoscia, tese le braccia e la strinse piano, sfiorandola con un bacio, la bambina si quietò e con un sospiro riprese a dormire. Non la rimise nella culla, se la tenne stretta e anche lei si quietò. Non poteva conoscere il futuro di sua figlia, non poteva impedirle di soffrire, di sbagliare, di pagare, ma sapeva che qualunque cosa fosse accaduta lei sarebbe stata dalla sua parte, il suo amore non sarebbe mai venuto meno, la perdonava sin d’ora, si sarebbe fatta carico dei suoi errori, avrebbe espiato con lei, l’avrebbe lasciata andare per la sua strada caricandola solo di un piccolo bagaglio: la certezza che comunque lei, sua madre, ci sarebbe stata sempre per lei, sua figlia.

 

Panna cotta

Latte fresco intero                                                                 ½ litro

panna fresca                                                                         ½ litro

torta gel Cammeo                                                                 1 bustina

zucchero                                                                               4 cucchiai

caramello                                                                              q. b.

Questa ricetta “segreta” mi è stata data in segno di grande amicizia e stima da una persona che ricorderò sempre, per la sua grazia, per la sua dolcezza e per la sua bontà.

Per prima cosa predisponete il contenitore nel quale la panna cotta dovrà raffreddarsi, deve essere di metallo, non antiaderente e con il fondo liscio, dovete posizionarlo attentamente su di una superficie che possa sopportare il calore, un buon poggia pentole andrà bene, quindi preparate il caramello: in un pentolino d’acciaio con il manico lungo, in modo che possiate tenerlo senza bruciarvi, versate cinque cucchiai colmi di zucchero, ponetelo sul fuoco e, sempre mescolando con un cucchiaio d’acciaio, fatelo sciogliere e imbiondire sino a che non avrà raggiunto quel colore bruno dorato e quell’aroma di bruciato tipico del caramello. Non preoccupatevi di bruciarlo troppo perché quando sarà pronto comincerà a schiumare, a quel punto dovete subito versarlo nel recipiente che avrete preparato (ecco il perché di tanta cura), badando che il fondo ne sia tutto coperto.

In una pentola abbastanza profonda (il composto si gonfia all’ebollizione) mescolate la bustina di torta gel con lo zucchero e scioglieteli con un po’ di latte senza fare grumi, aggiungete tutto il latte, tutta la panna e ponete il recipiente sul fuoco (medio). Sempre mescolando portate il composto ad ebollizione, spegnete il fuoco e continuate a mescolare per due minuti, versate il tutto sul caramello, aspettate che si freddi, quindi, con molta cura, ponetelo in frigorifero per almeno dodici ore prima di servirlo. Quando sarà freddo potrete capovolgerlo in un piatto da portata in grado di contenere la parte liquida del caramello.

 

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