6 Novembre 2024
Il fatto

Cara donna, amica e sorella. La lettera di Claudia Cammarata per resistenzacivile.it

Claudia Cammarata (foto tratta da Facebook)

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo deciso di pubblicare il testo scritto da Claudia Cammarata per https://www.resistenzacivile.it/. Si tratta quindi di una lettera già pubblicata e indirizzata ad una donna come tutte noi, per ripercorrere le principali questioni che ci riguardano da vicino: i pregiudizi, gli stereotipi, le diseguaglianze, la violenza. Ricordiamo che Claudia Cammarata, oltre ad essere la presidente di Attivarcinsieme, è un’attivista per i diritti delle donne.

«Cara donna, amica e sorella,

mentre i giorni scorrevano e ci preparavamo a trascorrere questa giornata del 25 novembre ho pensato molto alla storia in comune che noi abbiamo.

Tu, io, le altre. Noi.

Non sono riuscita a pensare a nulla di nuovo, a nulla che non sia già stato detto, scritto, reclamato in questa giornata simbolica, eppure importante e necessaria: un punto di arrivo e, di contro, un punto di partenza, il rinnovo di un impegno costante, minuzioso, libero da ogni velo di diplomazia.

Un impegno da condurre a testa alta, volto ad abbattere quei muri di paura, omertà e negazione che circondano le nostre vite e che innalzano anche persone a noi vicine, magari anche “care”.

Ho pensato a tutte quelle volte in cui, pur non conoscendoci, ci siamo incontrate e abbiamo camminato insieme.

Simone de Beauvoir scrisse ne “Il secondo sesso” che le donne non dicono mai NOI.

Probabilmente la fatica di riconoscersi in una storia comune è in parte dovuta all’effettiva relegazione della nostra storia, delle nostre esperienze, delle nostre battaglie ai margini della storia in narrazioni che, sin da piccole, ci portano a credere che noi non ci siamo state.

Assenti dal grande palcoscenico degli eventi.

Dobbiamo ammettere che oggi ci sono tanti movimenti che cercano di riappropriarsi di quel pronome prezioso, il NOI; ma nelle nostre vite quotidiane sembra sempre che manchi qualcosa. Spesso stentiamo a riconoscerci nel cammino comune che ci ha portato dove siamo adesso e che dovrà condurci in quel mondo giusto ed equo dove tutte speriamo di poter vivere e far vivere le donne che verranno.

Il riconoscimento in quel NOI è fondamentale per combattere la violenza contro la quale tutte abbiamo in qualche modo fatto i conti per il solo fatto di essere donne.

Qualche esempio?

Ti ricordi quella volta in cui la persona che amavi ti ha fatto credere di non essere abbastanza? Che non eri capace, che non eri all’altezza? Oppure quella volta in cui, da bambina, ti dissero che non potevi fare quel che avresti desiderato fare perché “non è da femmina”? Giocare a calcio, comprare il puzzle dei supereroi, ricevere in dono una macchina telecomandata era solo ed esclusivamente da maschi. E quella volta in cui il tuo capo, credendo di farti un complimento, ti ha detto “Sei brava quanto un uomo”, te la ricordi? Forse ti ricordi meglio di quella volta in cui sei rientrata a casa a piedi di notte con il cuore in gola, talmente palpitante da far male, con il passo svelto e il rischio di inciampare, per la paura di essere inseguita? Le battute volgari, i luoghi comuni alle quali se non ridi ricevi come unica risposta “E fattela una risata!” oppure le pubblicità, quelle in cui rappresentazioni stereotipate incarnano solo l’immaginario maschile te le ricordi?

Quando sei diventata mamma, ti ricordi i timori di non riuscire a fare tutto, di perdere il tuo posto di lavoro, di non ricevere quella promozione per la quale avevi dato anima e corpo?

E la paura. La paura di parlare, di chiedere, di rivendicare e di sentirti dare poi della “pesante”, la paura di ascoltare altre minacce, di ricevere altre botte, di guardare ancora in faccia quella violenza, di sentire sulla tua pelle le umiliazioni, la solitudine e l’indifferenza te la ricordi?

Quella volta che.

Quante volte potremmo ancora elencare, amica mia, e in quante potremmo identificarci in “quella volta che”. Anche se tutte le storie sono sempre diverse l’una dall’altra, prendere coscienza attraverso l’empatia e la solidarietà è il primo e più importante passo per costruire una società libera dalla violenza e dall’assuefazione alla violenza.

Abituarsi alle ingiustizie è il modo migliore per dar loro la forza di radicarsi.

Che sia questa giornata una riflessione profonda sul cammino svolto fino ad ora e il rinnovo di un impegno costante e rivoluzionario che deve coinvolgere tutte e tutti, donne e uomini, essendo i diritti delle donne diritti umani e la condanna della violenza condizione imprescindibile di una società sana e giusta».

 

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