8 Dicembre 2024
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Donne contro la guerra anche a Caltanissetta

Il documento delle donne di Palermo (foto tratta da Facebook)
Anche se la guerra appare uno scenario talmente lontano da non riguardarci, in realtà condiziona le scelte del nostro governo e la vita del nostro Paese. Questo le donne lo hanno capito già da tempo, visto che hanno deciso di agire per far sentire la loro voce, anche a livello locale.
Mercoledì 24 gennaio dalle 16.00 alle 17.30, il centralissimo corso Umberto ospiterà un nuovo appuntamento del Presidio donne per la pace promosso dall’associazione femminista e ambientalista Governo di Lei, in concomitanza con il Presidio di Palermo. Nel silenzio assordante che circonda l’argomento, anche una piccola città come Caltanissetta leva quindi la sua voce e lo fa grazie alle donne. Eppure vi sono stati tanti altri momenti “lontani” che hanno suscitato una partecipazione massiccia della politica locale. È di qualche anno fa la giornata di mobilitazione a sostegno di Black lives matter (le vite dei neri contano), il movimento internazionale di lotta contro il razzismo nato all’interno della comunità afroamericana in seguito all’uccisione di George Perry Floyd per mano dell’agente di polizia Derek Chauvin. Un movimento internazionale che contribuì a determinare la presa di distanza delle istituzioni americane dall’atto brutale e razzista.
Nell’attesa di sondare la presenza della politica locale al presidio che si terrà mercoledì 24 gennaio, riceviamo e pubblichiamo “Cessate il fuoco!”, documento integrale delle donne di Palermo, condiviso dalle donne di Caltanissetta:

“Tra pochi giorni, il 27 gennaio, sarà celebrata la Giornata della Memoria della Shoah, lo sterminio nazifascista di milioni di persone – Rom, Sinti, omosessuali, prigionieri politici, ma soprattutto Ebrei – avvenuto negli anni dal 1941 al 1945. Ricordarlo, come si fa, in cerimonie pubbliche e con momenti di riflessione nelle scuole, serve a comprendere le radici dell’odio ed evitare che simili crimini accadano ancora.
Purtroppo, oggi, dopo il brutale attacco di Hamas del 7 Ottobre, ci troviamo di fronte ad una drammatica contraddizione poiché la vendetta israeliana sta causando lo sterminio quotidiano della popolazione civile di Gaza, dopo decenni di apartheid e di occupazione delle terre palestinesi.
Nessun attacco subìto, per quanto cruento, nessuna memoria dello sterminio nazista può giustificare tale rappresaglia nei confronti di un’intera popolazione.
Eppure solo 3 giorni prima del 7 ottobre, le donne dell’organizzazione israeliana Women Wage Peace e le donne palestinesi di Sun, sottoscrivevano congiuntamente una dichiarazione che inizia così: “Noi, madri palestinesi e israeliane, siamo determinate a fermare il circolo vizioso dello spargimento di sangue e a cambiare la realtà del difficile conflitto tra le due nazioni, per il bene dei nostri figli”.
E’ questa ancora l’unica prospettiva sensata, pervicacemente ricercata da donne che hanno lottato – e continueranno a farlo – per una soluzione politica negoziata, nella consapevolezza che per opporsi al dominio e alla violenza sono oggi necessari: il cessate il fuoco immediato; il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, anche palestinesi; l’accesso umanitario senza restrizioni per facilitare l’ingresso e la fornitura di assistenza e soddisfare gli enormi bisogni della popolazione civile di Gaza.
Per questo è necessario continuare a far sentire forte la voce delle donne – di ieri e di oggi – per la pace in Medio Oriente, in Ucraina e in tutti i luoghi di conflitto.
LA VOCE di Hannah Arendt, filosofa ebrea sopravvissuta alla persecuzione nazista, ma avversa all’ideologia sionista, che già nel 1948 metteva in guardia dalla fondazione di uno Stato ‘ebraico’ che si distinguesse su base ‘etnica’ e che per esistere dovesse basarsi sulla militarizzazione di tutta la società; LA VOCE di Bertha Von Suttner, attivista che più di un secolo fa indicava l’unico obiettivo ancora oggi utile da perseguire: FUORI LA GUERRA DALLA STORIA!”

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