4 Novembre 2024
L'opinione

Esame di Stato 2024: Leandro Janni commenta le tracce dello scritto di Italiano

(Foto inviata dal presidente di Italia Nostra Sicilia, Leandro Janni)

Riceviamo e pubblichiamo la nota del presidente di Italia Nostra Sicilia Leandro Janni, a proposito dello scritto di Italiano proposto a studenti e studentesse per la maturità di quest’anno:

«Le sette tracce dello scritto di Italiano per l’esame di Stato di questo 2024 sono state accolte con favore» afferma il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara; pragmaticamente definite «fattibili» dai maturandi. Ma ecco le tracce: Il diario nell’era digitale, tratto da un testo di Maurizio Caminito (scelta dal 28,9% degli studenti); Riflessioni sull’uso dell’atomica, da un testo di Giuseppe Galasso (scelta dal 17,3% degli studenti); Riscoprire il silenzio, da un testo di Nicoletta Polla-Mattiot (scelta dal 14,7% degli studenti); Gli effetti del progresso tecnologico, da Luigi Pirandello (scelta dal 13,7% degli studenti); Il valore del patrimonio naturale e culturale del Paese, da un testo di Maria Agostina Cabiddu (scelta dal 3,4% degli studenti); La guerra e la sofferenza in “Pellegrinaggio”, di Giuseppe Ungaretti (scelta dall’11,1% degli studenti); L’elogio dell’imperfezione, da un testo di Rita Levi-Montalcini (scelta dall’11,3% degli studenti).

Che dire? Quali appassionati cultori e custodi della speciale bellezza e ricchezza del nostro Paese, quali militanti di Italia Nostra non può non colpirci positivamente la traccia relativa al valore del patrimonio naturale e culturale, tratta da un testo di Maria Agostina Cabiddu – che qui allego.

PROPOSTA B2 Testo di Maria Agostina Cabiddu sul valore del patrimonio naturale e culturale del nostro Paese, dalla Rivista AIC (Associazione Italiana Costituzionalisti)

«Bellezza dovrebbe essere, in una immaginaria carta di identità dell’Italia, il primo fra i suoi segni particolari, questa essendo, principalmente, la ragione per cui milioni di visitatori vengono ogni anno nel nostro Paese, attratti dal suo straordinario patrimonio naturale e culturale, che non ha eguali nel resto del mondo, e dalla densità e diffusione, cioè dal radicamento di questo patrimonio nel territorio, nella storia e nella coscienza del suo popolo.

La lungimirante intuizione dei Costituenti di riunire in un unico articolo e di collocare fra i principi fondamentali la promozione dello sviluppo culturale e della ricerca scientifica e tecnica e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione ci dice non solo del rango da essi assegnato a beni e interessi, con ciò posti a fondamento dell’identità nazionale, ma anche della loro consapevolezza per lo stretto legame tra memoria del passato e proiezione nel futuro di un Paese così ricco di storia, natura e cultura come l’Italia.

Sappiamo come la furia della ricostruzione prima e il prevalere delle ragioni di un malinteso sviluppo economico poi abbiano troppo spesso pretermesso quei principi, finendo per colpire anche il nesso fra salvaguardia del patrimonio e progresso culturale e sociale del Paese che la Costituzione indica come fondamentale.

Eppure, a ben guardare, la coscienza della funzione civile del patrimonio storico-artistico non è mai, nel frattempo, venuta meno a anzi spesso si è tradotta in manifestazioni spontanee di cittadinanza attiva e nella nascita di formazioni sociali, più̀ o meno strutturate, per la cura delle cose d’arte, dei paesaggi e dei luoghi “del cuore”, per l’organizzazione di festival e manifestazioni culturali e artistiche di diverso genere: da Italia Nostra al Touring Club Italia, al FAI fino alle associazioni e comitati privi di personalità̀ giuridica ma non per questo meno capaci di testimoniare quei “legami e responsabilità̀ sociali che proprio e solo mediante il riferimento a un comune patrimonio di cultura e di memoria prendono la forma del patto di cittadinanza.

Questo è, allora, il punto: la crescente domanda di arte, di musica, di paesaggio, di letteratura, in una parola di “bellezza” non può̀, in alcun modo, essere ricondotta alla categoria dei “beni di lusso” o, peggio, all’effimero e al superfluo. Al contrario, essa ha direttamene a che fare con il senso di appartenenza, di identità̀ e memoria, con il benessere e la (qualità̀ della) vita delle persone e delle comunità̀, insomma con una cittadinanza “pleno iure” e se è così nessuno deve rimanerne escluso». 

Davvero significativo e stimolante il testo pubblicato dalla Rivista AIC (Associazione Italiana Costituzionalisti). Pero, il fatto che soltanto il 3,4% degli studenti abbia scelto la traccia tratta dalla riflessione di Maria Agostina Cabiddu sul valore del nostro patrimonio naturale e culturale, non può non farci riflettere, non può non interrogarci sul modesto interesse, tra le ragazze e i ragazzi, in ordine a questo tema peculiare, fondamentale per il nostro Paese. L’autrice ricorda il peculiare articolo 9 della Costituzione Italiana, ma anche l’eccezionale impegno civile di associazioni come Italia Nostra, il Touring Club Italia e il FAI finalizzato alla conoscenza, tutela e valorizzazione di tale patrimonio culturale. Ma, oltre a questo, Maria Agostina Cabiddu sottolinea l’importanza di valori imprescindibili come «… il senso di appartenenza, di identità̀ e memoria, con il benessere e la (qualità̀ della) vita delle persone e delle comunità, insomma con una cittadinanza “pleno iure” e se è così nessuno deve rimanerne escluso». Di certo, da troppi anni prevalgono nel nostro Paese miraggi, disvalori, inesorabilmente tradotti in parole d’ordine come “beni di lusso”, “effimero”, “superfluo”. Evidente segno di decadenza culturale e politica?

 

 

 

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