27 Aprile 2024
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Finale di partito? Uno spunto dal libro di Marco Revelli e una chiacchierata con Giuseppe Dolce

Giuseppe Dolce

Si intitola Finale di partito il cuore del libro di Marco Revelli, La politica senza politica (2019, Einaudi). Revelli, docente di Scienza della politica all’Università del Piemonte orientale, analizza il sorgere dei populismi in Europa e individua la crisi del partito politico come strettamente collegata alla trasformazione socioproduttiva, al passaggio, cioè, da un modello fordista ad uno postfordista più leggero, aperto, diffuso e sostanzialmente orizzontale. Anche nelle amministrative di Caltanissetta, la sinistra ha lasciato il posto a populismi vecchi e nuovi e mentre, in queste ore, ci si interroga sulla composizione del consiglio comunale e della giunta, a seconda che vinca l’uno o l’altro dei candidati, abbiamo rivolto a Giuseppe Dolce, per anni impegnato a sinistra, nella politica e nelle istituzioni, due domande per un’analisi del voto.

Secondo te, esiste, a Caltanissetta, un deficit di classe dirigente e quali sono le aree politiche che più ne soffrono. Se invece dovessi fare un’identikit della classe dirigente dei partiti nisseni di questi anni, cosa ne verrebbe fuori?

Giuseppe Dolce:«Senza tema di smentita rispondo che da oltre venti anni esiste un deficit di classe dirigente in questa città ed anche in tutta la provincia. Con questo non voglio dire che il ricambio generazionale non sia assolutamente avvenuto, ma i giovani che si sono affacciati sulla scena della politica non sono stati aiutati, ma hanno dovuto faticare oltre misura, ostacolati spesso da dirigenti miopi e di scarsa levatura culturale che vedevano l’emergere di giovani come un pericolo e non come una risorsa. In tutto ciò ha giocato un ruolo rilevante la crisi dei partiti, la scomparsa delle ideologie del ventesimo secolo e delle lotte sociali. Era sicuramente diverso il percorso politico e formativo per un giovane degli anni Sessanta e Settanta, quando il fervore delle lotte sociali faceva emergere giovani appassionati alla Politica che avevano punti di riferimento alti nei diversi partiti, dalla Dc al Pci, al Psi ed alla destra e che annoveravano nei loro gruppi dirigenti personalità provenienti dall’esperienza politica del dopoguerra e dalla lotta al fascismo. Per non citare nomi, con il rischio di dimenticare molti, basta ricordare che dalle lotte dei minatori, dei braccianti e dei contadini era venuta fuori una classe dirigente che aveva creato, a Caltanissetta, quel cenacolo di intellettuali ed una leva di dirigenti operai, minatori, contadini, cattolici e laici e che poi venne definito con una frase emblematica “Caltanissetta, la piccola Atene”. Da tanti lustri non c’è stata più alcuna crescita e nessun vero ricambio, pur essendoci tanti giovani capaci ed appassionati. D’altra parte si è verificato, specie negli ultimi anni, un massiccio esodo delle migliori energie giovanili in cerca di quel lavoro che qui non c’è e che ha impoverito la nostra società. Mi chiedi quali siano le aree politiche che soffrono di più del deficit di classe dirigente, mi viene di rispondere tutte ma non nella stessa misura. La nascita dei populismi ha stravolto l’approccio alla politica e mentre da un lato questo fenomeno ha convogliato molti giovani verso questi movimenti in maniera confusa e spesso solo per esercitare una generica ed anche sentita protesta, ma senza una seria analisi politica e senza proposte, d’altra parte il centro sinistra e le forze moderate non sono state in grado di rispondere a questo diffuso disagio, e quindi sono stati impreparati ad arginare populismo e demagogia. L’identikit della classe dirigente dei partiti politici nisseni è un esercizio impietoso, viste le premesse di cui sopra, ed è caratterizzato da mediocrità, lotte intestine,  lotte tra clan e combriccole, tese soprattutto a salvare le proprie poltrone ed a perpetuare uno status quo ormai asfissiante e senza futuro». 

In queste amministrative la sinistra è stata un po’ la grande assente e anche il Pd non si è presentato col suo simbolo. Cosa c’è, secondo te, alle origini di questa scomparsa e quali sono le soluzioni da adottare affinchè si ricostruisca la sinistra a palazzo del Carmine…

«Dopo il risultato di domenica 28 aprile, il centro sinistra ha toccato il punto più basso della sua esistenza politica. Nel Pd, un gruppo dirigente incapace e miope, con un colpo di mano di una maggioranza sorda ad ogni richiamo, ha fatto scomparire il simbolo del Partito, un po’ nel tentativo di creare le condizioni per aggirare le norme statutarie ed immettere in lista candidati impresentabili ed in parte sperando di affrontare una crisi di consensi camuffandosi dietro una lista civica. Calcolo errato, perchè, se una cosa era prevedibile, era la già annunciata crisi del civismo, sia dal flop del civismo alla Ruvolo e poi sancito dai risultati elettorali che hanno premiato le liste che si sono presentate con la loro identità: il M5S ed il centro destra con Forza Italia, Fratelli d’Italia, etc. Certo la sconfitta di Messana ha parecchie chiavi di lettura, sia nella formazione delle liste che nella pratica del voto disgiunto. Al candidato sindaco sono mancati quei seicento voti mancanti dalla lista del Pd confezionata con dieci candidati con risultati a una cifra (dieci candidati hanno contribuito in totale raccogliendo cinquanta voti) e dalla terza lista della coalizione che non è riuscita a superare il quorum del 5%. Se poi mettiamo che qualche candidato pensava solo al proprio successo personale e/o faceva votare per altro candidato sindaco, il quadro è quasi completo. Da ora ci si dovrà adoperare per riunire le varie anime del centro sinistra, partendo proprio dall’esperienza elettorale che ha visto raggrupparsi attorno a Messana, persona capace, corretta ed esperta, tanti giovani, tante personalità di diversa estrazione politica e collocazione sociale, magari sperimentando nuove forme di aggregazione federative, per una lunga marcia che veda pronto il centro sinistra ad una forte opposizione ed una ripresa di contatto con i cittadini ed i loro bisogni».

Passiamo al voto. Cosa c’è alla base del successo di Giarratana e quali scenari si prefigurano in vista del ballottaggio? Secondo te, il nuovo scenario politico segna un passo avanti o indietro rispetto alla precedente giunta?

«Il successo parziale al primo turno del centro destra (anche se si aspettavano un successo pieno che, per fortuna, non c’è stato) è da attribuire alla costruzione di una alleanza elettorale rabberciata con l’Attak, divisa al suo interno tra contrasti e litigi tra i vari notabili, cementata dall’obiettivo di raggiungere il potere. Questa ultima settimana comporterà qualche ulteriore sorpresa ed il futuro della variegata coalizione non lascia presagire nulla di nuovo ma anzi si riafffacciano tantissimi volti della vecchia politica, circondati dai tanti soliti faccendieri pronti come falchi ad approfittare della situazione. Dall’altra parte c’è un M5S fatto da inesperti senza alcuna conoscenza della macchina amministrativa, tranne poche eccezioni, che non saranno in grado di guidare una macchina burocratica lenta, farraginosa, falcidiata dai pensionamenti e dalla mancata programmazione dell’aggiornamento professionale (una delle tante problematiche non risolte dalla giunta Ruvolo ed uno dei tanti motivi che ci hanno costretto ad abbandonare un’infelice esperienza) e che, se dovessero vincere, impiegheranno almeno due anni per capirci qualcosa. Non è una scelta semplice per i cittadini nisseni che si troveranno come il famoso asino di Buridano! Il compito del centro sinistra, nell’un caso e nell’altro, sarà difficile ma stimolante e cioè cercare di fare un’opposizione fattiva ed incalzante e fare crescere nella lotta una nuova classe dirigente di giovani preparati e motivati! E per prima cosa liberarsi da dirigenti usurati ed incapaci, com’è nel caso del mio partito, il Pd, mettendoli da parte e lasciando spazio ai giovani. Non si può essere buoni per tutte le stagioni e soprattutto si deve uscire di scena quando si lasciano solo macerie, lo dico da semplice iscritto che da tempo ha fatto la scelta di mettersi da parte, aiutando la crescita dei giovani».

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