27 Luglio 2024
L'opinione

Il 25 Aprile e le donne: riflessioni di Claudia Cammarata

Claudia Cammarata (foto tratta da Facebook)

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni della presidente di Attivarcinsieme, Claudia Cammarata, sul significato del 25 Aprile e sul ruolo che le donne hanno avuto nella Liberazione dell’Italia dal nazifascismo:

«Sarà una ben strana festa della Liberazione quella che ci accingiamo a trascorrere. Non si terranno molte delle celebrazioni che erano previste, non potremo condividere nelle piazze e nelle strade canti e sentimenti che ci hanno sempre tenuti vicini ed uniti anche a chi credevamo – erroneamente – lontano per idee ed esperienze. Ma, con i mezzi di cui disponiamo, ci saremo.  Alla faccia di chi afferma senza cognizione di causa e in maniera strumentale che quella del 25 aprile è una giornata divisiva. Se poi per “divisione” si intende la contrapposizione tra chi è fascista e chi non lo è allora sì, il 25 aprile è divisivo e questa divisione ci sta bene, finché la presenza e la propaganda fascista in questo Paese sarà tollerata e avrà ampio spazio all’interno delle istituzioni e delle competizioni politiche.

Nonostante le difficoltà di ordine pratico dovute all’isolamento e alle misure restrittive che ci impongono di stare a casa ed evitare assembramenti per scongiurare il pericolo di contagio del Covid-19, le attività che associazioni, partiti e singoli cittadini e cittadine stanno condividendo e spronando a mettere in pratica nella giornata del 25 sono tante e di grande coinvolgimento ed ispirazione. L’isolamento non esclude in alcun modo l’impegno.

Con il direttivo territoriale dell’ARCI (composto dal presidente provinciale Giuseppe Montemagno, da Roberta Lanzalaco dell’Arci Strauss di Mussomeli, da Calogero Santoro de “I Girasoli” di Caltanissetta e dalla sottoscritta) abbiamo avviato l’iniziativa social “Percorsi di Resistenza”: un percorso tutto al femminile che ci accompagnerà fino al 25 aprile e oltre per riscoprire il ruolo delle donne all’interno della Resistenza.

Attraverso il filo rosso della memoria il cui tessuto presenta squarci e zone d’ombra per cui troppo spesso la storia e il ruolo delle donne sono dimenticati, raccontiamo le storie di alcune donne che hanno combattuto durante la lotta di Liberazione: molte di loro non sono sopravvissute ma ci hanno lasciato dei grandi esempi di (auto)determinazione e lealtà nei confronti dei propri compagni e compagne di lotta e nei confronti di quell’ideale di libertà per il quale hanno subito torture e violenze indicibili fino alla morte. Raccontiamo anche quelle donne che dopo l’esperienza della lotta partigiana hanno realizzato la democrazia, hanno messo a disposizione delle nuove istituzioni democratiche, del popolo e, soprattutto, delle donne le loro competenze e la loro passione.

Per le donne l’esperienza della Resistenza e della Liberazione ha rappresentato un momento cruciale, una rottura con il passato; è stato un momento in cui, riporto le parole della partigiana Marisa Ombra, “si sono rotte tante gabbie”: gli uomini hanno nuovamente imparato a vivere in libertà e per la prima volta lo hanno imparato anche le donne. Per coloro che hanno combattuto in prima linea il salto è stato enorme: vivere in banda insieme a dei ragazzi ha significato per le donne, ma anche per gli uomini, sperimentare nuovi modi di rapportarsi, nuove concezioni di vita e inedite ri-definizioni dei “ruoli”. Le donne hanno cominciato a organizzarsi, in seno alla Resistenza, nei Gruppi di Difesa della Donna il cui compito era non solo quello di aiutare e sostenere le famiglie dei partigiani, dei fucilati e dei carcerati ma anche quello di combattere per le donne, per l’uguaglianza e contro qualsiasi forma di sfruttamento. Ha così inizio una vera e propria rivoluzione sociale ma anche personale, di ciascuna donna e di quelle che verranno dopo. L’esperienza della Resistenza ha gettato le basi per la liberazione della donna in toto: dopo il 25 aprile le donne hanno iniziato a votare e ad essere votate, hanno dato il loro importante contributo alla stesura della Carta Costituzionale. Si sono organizzate in partiti e associazioni e hanno messo al centro la questione femminile, questione che ben presto divenne politica. Sono diventate cittadine con dei diritti e dei doveri, doveri diversi da quelli di essere esclusivamente buone figlie, buone mogli e buone madri. Essere antifasciste, ancora e più che mai oggi, significa per le donne far propri quei sentimenti di ribellione alla violenza, all’oppressione e ai “ruoli” prestabiliti. Significa aver consapevolezza di dover fare la propria parte nella società in cui viviamo.

La parola “memoria” deve necessariamente accompagnarsi a quella di “proposta”: la campagna dell’Arci territoriale è partita sabato 18 aprile attraverso una serie di fotografie che ritraggono noi donne dell’Arci del territorio con in mano un cartello in cui abbiamo lanciato gli hashtag #liberesempre #versoil25aprile #ComunqueResistenti. Nel giro di pochi giorni tantissime altre donne ci hanno seguite spontaneamente e molte altre sono state coinvolte. Volti, storie, esperienze diverse unite in un’unica voce: noi ci siamo. Siamo antifasciste. Ricordiamo e resistiamo».

Se ti è piaciuto questo articolo, condividilo.

Un pensiero su “Il 25 Aprile e le donne: riflessioni di Claudia Cammarata

  • Daniele buono

    I nostri nonni e nonne hanno lottato per liberarci dal fascismo, per donarci un futuro intriso di libertà e dignità affinché nessuno di noi potesse mai assistere alle atrocità che può commettere l uomo. Il nostro dovere è perseguire quegli ideali. Dobbiamo lottare contro l ignoranza che sta dietro a tutto questo marciume per donare ai nostri figli un mondo ancora più libero e giusto. Un mondo dove una donna possa esprimersi liberamente senza sentirsi a disagio. La nostra battaglia sarà anche più dura di quel che si crede perché il nostro nemico è invisibile infame e contagioso. Una lotta che parte dal piccolo, dall atomo della nostra società. Si parte dall educazione dei nostri figli. Insegnandogli che prima di essere italiani, prima di essere siciliani, prima di essere uomo o donna, siamo tutti esseri umani.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *