La cultura è un’opportunità di crescita per Caltanissetta? Ne parliamo con Fiorella Falci
La cultura è una risorsa fondamentale per l’economia contemporanea in questa parte del mondo, in cui il patrimonio ambientale e dei beni culturali è unico, non riproducibile, prezioso e diffuso nel territorio al di là delle gerarchie tradizionali centro/periferie, capitali/province.
L’economia dei beni immateriali sostiene il turismo, anche nelle zone interne come la nostra e anche nelle nuove modalità esperienziali: viene sempre più ricercata la full-immersion nei contesti ambientali, artigianali, religiosi, in cui condividere saperi, storie, memoria, sapori, suoni, immagini, come alternativa al consumo stressante di tempo e di spazio che scandisce la quotidianità di chi possiede mezzi economici ma vive, in Italia e all’estero, in contesti disumanizzati rispetto ai quali vuole vivere esperienze alternative.
Le strategie da pensare e mettere in pratica devono valorizzare scientificamente le risorse ambientali e culturali, secondo un’idea di marketing che promuova la qualità e non il consumo, per tutto l’arco dell’anno, costruendo reti di iniziative, attività, istituzionali e private, cominciando ad innescare circuiti di viaggiatori ai quali offrire il territorio come risorsa, ristrutturando il patrimonio urbanistico dei centri storici e delle campagne in funzione dell’ospitalità
turistica, promuovendo la conoscenza dell’arte e della storia i cui segni sono intensamente disseminati sul nostro territorio. Cominciando a farne prendere conoscenza e coscienza per primi agli abitanti del territorio stesso da promuovere.
Questo si può tradurre in breve tempo in opportunità di lavoro a 360°: edilizia, artigianato, eno-gastronomia e agricoltura biologica, turismo culturale e religioso. Sono campi in cui tutte le professionalità, da quelle manuali a quelle progettuali e intellettuali, si possono integrare efficacemente. Bisogna uscire però dal riferimento esclusivo alle istituzioni per cominciare a pensare e a costruire i progetti.
Le generazioni giovani possono intestarsi questa scommessa investendo la loro formazione e il loro coraggio per lavorare in una logica di auto-imprenditoria, sburocratizzando gli interventi e lavorando sulla risorsa-territorio con capacità di innovazione e utilizzando le tecnologie per cancellare le distanze (alibi tradizionale per l’accidia imprenditoriale).
Il nostro patrimonio di beni culturali ha un valore di gran lunga superiore al petrolio del medio-oriente: si tratta di costruire “pozzi e raffinerie” adeguati, capaci di farlo vivere nell’esperienza turistica e renderlo produttivo tanto più quanto più lo si conserva, lo si tutela e lo si tramanda.