27 Luglio 2024
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Quella generazione che lottò per avere più diritti. Un ricordo di Lucio Rizza.

Lucio Rizza insieme alla moglie e alla figlia (foto tratta da Facebook)

Se un giorno uno storico dei partiti politici volesse ricostruire la vita delle sezioni del PCI a Caltanissetta, non potrebbe non imbattersi nella figura di Lucio Rizza che, del lavoro di sezione fu un infaticabile sostenitore.

Tanti di noi ricordano Lucio seduto dietro la scrivania, con lo sfondo della parete sulla quale stavano appesi i “quadri” dirigenti, Gramsci, Togliatti, Lenin. Tanti ricordano la sua faccia all’apparenza severa, come se guardasse in cagnesco. Un’espressione burbera che, per chi lo conosceva, non intaccava la sua natura di uomo buono, come spesso erano i militanti comunisti che avevano dovuto districarsi nei mille ostacoli di una vita difficile.

«Il compagno Lucio Rizza l’ho conosciuto all’inizio degli anni Sessanta» ricorda Giuseppe Dolce. «Ero già iscritto alla Federazione Giovanile Comunista ed avevo già frequentato la Federazione del PCI, che allora si trovava proprio a fianco alla statua di Umberto I. Eravamo un nutrito gruppo di giovanissimi, di cui mi piace ricordare Angelo Pitruzzella, Leonardo Lombardo, Michele Geraci, i fratelli Boccadutri, Piccicuto, Renato Lombardo e tanti altri. Proprio in quel periodo si aprì un’altra sezione in città e molti di noi furono invitati a partecipare alle riunioni della sezione Faletra, che era ubicata in via Verga (traversa di via Rosso di San Secondo). Era una sezione che raggruppava minatori, operai, contadini e intellettuali. Lucio costituì l’asse portante di quella struttura. Sempre rigoroso, preciso, pretendeva il massimo rispetto per la sede e per i valori condivisi di una politica allora alta ed appassionata! Da allora abbiamo condiviso campagne elettorali, iniziative politiche con compagni prestigiosi, che hanno scritto la storia della politica e della sinistra nel nostro territorio. Solo per citarne alcuni: Massimiliano Macaluso, Lorenzo La Rocca, Biagio Lapaglia, Gaetano Castello, Vincenzo Daniele (capo dei netturbini), Saverio Baiomazzola (responsabile dell’Alleanza contadina), Mario Arnone e moltissimi altri. Lucio era il tesoriere, sempre presente ed attivo! Corretto, leale e generoso. Un esempio per tutti!»

Nato nel 1934, Lucio faceva parte di quella generazione che crebbe durante il secondo conflitto mondiale, tra le rovine lasciate dalla guerra e la miseria, nutrendo il sogno di combattere le diseguaglianze e creare una società migliore. Era uno dei tanti uomini che la militanza al partito strappava dalle case, dalla vita familiare, negli anni in cui l’appartenenza ideologica era ben definita.

«I can’t breathe»: questa l’espressione straziante di George Floyd, prima di morire nel maggio di quest’anno, schiacciato da un poliziotto che gli premeva il ginocchio sul collo. «I can’t breathe»: «non riesco a respirare». Lucio era figlio di minatore e lavorò in miniera anche lui, a Trabonella, fin dai tredici anni, insieme a centinaia di uomini, ragazzi, bambini, molti dei quali, risparmiati dalle esplosioni di grisou, riportarono grossi danni ai polmoni a causa del lavoro che svolgevano. Una generazione di operai alla quale l’aria veniva tolta dallo sfruttamento del capitale. Ma le battaglie di quella generazione furono di lungo respiro e riguardarono aumenti salariali, maggiori condizioni di sicurezza sul lavoro, adeguamenti del fondo cassa pensione ma soprattutto il riscatto di un’umanità sofferente e sfruttata.

Lucio è morto il 16 novembre, un uomo d’altri tempi che mancherà.

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