Questa periferia, incompiuta ed inerte: un contributo di Angelo Emanuele Parisi
Riceviamo e pubblichiamo parole ed immagini di Angelo Emanuele Parisi:
La periferia, tra confluenze e divergenze, contiguità e lontananze, nel suo insieme eterogeneo e frammentato, nello spazio e nel tempo dal cuore antico della città, appare la negazione di una conferma mai compiuta.
Rimane lì, con le costruzioni in cemento armato, inerte fra le porzioni usurate d’asfalto e i campi ora incolti: questa incompletezza persistente, per interventi peraltro maldestri e mal riusciti (che hanno provocato una discontinuità per il vuoto causato e la storia negata) è stata una violenza consumata con indifferenza al “genius loci” della città, non più, così, luogo di aggregazione sociale e di confronto intellettuale ma di affermazioni individuali sciolte dallo stesso continuum fisico e culturale del territorio a cui invece avrebbero dovuto fare riferimento.
Il torpore causato dall’adattamento e dall’accomodamento della comunità è stato dunque un ottimo sedativo affinché le attività degli speculatori abbiano potuto contribuire (insieme ad altri fattori più globalizzanti) alla polverizzazione del tessuto sociale, culturale ed economico.
Questi speculatori sono stati autorizzati dai burocrati pubblici, che sono autorizzati a loro volta dalla politica invasiva e distruttiva, che è stata a sua volta autorizzata dall’elettorato: alla fine il risultato ottenuto è che inutile cemento ha fagocitato il territorio e con esso ogni suo fattibile rinnovamento.
A volte queste problematiche vengono utilizzate per tirare fuori nuove interpretazioni sociologiche e teorie sul fenomeno dello spopolamento dai centri storici delle città; altre volte si sta ad osservare in silenzio l’interno di una scatola vuota. Le nuove aggregazioni allora perdurano sospese tra la loro brutale e ripetuta presenza e l’impossibilità che si concretizzi la speranza (che molti si gloriano di avere) in un futuro di riconnessione urbano e sociale. Per adesso siamo fermi per strada ma fuori dal mondo che ci aggrega.