In ricordo di Enrichetta Casanova Infuso e delle sue battaglie nel Nisseno
Chiunque voglia sapere qualcosa della Caltanissetta del secondo conflitto mondiale e dell’immediato dopoguerra, non può fare a meno di leggere i suoi diari, più volte rimaneggiati e infine raccolti nel volume intitolato “La mia vita tra le lotte dei lavoratori” (2007, Ediesse). Di Caltanissetta, dove si era trasferita con la famiglia negli anni Trenta del Novecento, Enrichetta tratteggia uno spaccato che arriva fino agli anni Sessanta. Dal suo racconto emerge una provincia dinamica, vitale e in continuo cambiamento, nonostante la devastazione e la miseria prodotte dalla guerra. I suoi diari sono un intreccio di storia personale e collettiva e narrano della crescita civile e della partecipazione democratica di quegli anni.
Nel 2013, sempre per Ediesse, Enrichetta pubblica “La storia dimenticata”, in memoria di suo marito Luigi Infuso, sindacalista, militante del Partito comunista e sindaco di Sommatino nel 1956.
Ma in uno scenario come l’attuale, scosso dai conflitti, il brano iniziale del libro che riassume i diari di Enrichetta è forse il più significativo: «Non si può dire che la mia infanzia sia stata molto serena: la guerra, la miseria, le lotte per migliori condizioni di vita nel dopoguerra sono rimaste impresse nella mia memoria e non riuscirò mai a dimenticarle.
A sei anni cominciai a frequentare la prima classe elementare. Ogni mattina, insieme a mia sorella di otto anni che frequentava già la terza elementare, mi recavo a Santa Lucia dove era ubicata la scuola, in condizioni molto precarie: senza grembiulino (a cui tenevo tanto) e con le scarpe rotte. Mi ricordo che con il freddo intenso e la neve «nissena» i piedi mi facevano un gran male ed erano rossi e gonfi.
L’occorrente scolastico: soltanto quaderni e penna. Essendo priva di libri dovevo fare uno sforzo superiore agli altri. Mi sentivo sola e umiliata, non avevo amiche e neanche una compagna per poter studiare insieme.
La mia più grande fortuna era la mia famiglia, unita e allegra: mio padre, quando poteva, suonava la cornetta e, insieme, passavamo le serate cantando.
La mia maestra, Giuseppina Ferrauto, non aveva figli e un gran desiderio di amare. Un giorno mi invitò a casa sua, mi regalò dei libri e mi disse: «Sono impaziente, desidero aiutarti!»
Quel giorno provai una gioia indescrivibile, dissi tutto a mia madre la quale mi permise di frequentare quella casa. Tra lei e la mia famiglia si instaurò un buon rapporto, ci si aiutava a vicenda e, a volte, anche mio padre si prodigava a farle qualche lavoretto di muratura e loro, marito e moglie, ricambiavano regalandoci frumento, uova, farina, granturco, frutta e tutto quello che poteva essere utile.
Dobbiamo ricordare che eravamo in guerra, era l’anno 1941».
Grazie per il bellissimo ricordo.
Che dire…. meglio leggere, ricordare e stare zitti…… con i pseudo Dirigenti improvvisati…… che non sanno e non vogliono sapere del glorioso Partito.
Bella storia, mia madre ha vissuto i disagi della guerra e le storie raccontate dalle donne di quell’epoca sono accattivanti, educative.Andrebbere lette nelle scuole