24 Aprile 2024
Il fatto

Politica e parità di genere: ne parliamo con Ester Vitale di Onde donneinmovimento

Foto tratta da Facebook

Parità di genere nella politica e nella società: questa volta ne parliamo con Ester Vitale, portavoce dell’associazione Onde donneinmovimento che da anni si batte per il riconoscimento delle pari opportunità nella nostra provincia. Un lavoro prezioso, spesso condotto tra i mille cavilli della burocrazia e il tempismo non sempre perfetto degli uffici comunali, come nel caso della intitolazione di una via alla memoria di Giuseppina Panzica, la nissena che aiutava gli ebrei e i perseguitati politici a salvarsi dalle persecuzioni nazifasciste.

Onde donneinmovimento, come commentate la formazione del nuovo governo in relazione alla parità di genere?

«Non abbiamo avuto modo di fare una riunione e commentare in maniera organica né il nuovo governo né la crisi che ha portato ad esso.  Nella nostra associazione, ciascuna ha le proprie idee e le proprie sensibilità e non siamo tenute a giungere ad una sintesi. Naturalmente ci siamo scambiate delle osservazioni. Ci accomuna tutte, però, la delusione. Ci aspettavamo che Draghi osasse di più in termini di presenze femminili e di competenze e innovazione. Invece, aldilà, dei ministeri che cureranno il Recovery Plan non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Ci sono, al contrario, alcuni pugni nello stomaco come, ad esempio, il ministero dello Sviluppo economico affidato alla Lega. Sappiamo tutti che il problema dell’economia italiana sta nelle “due velocità” con cui crescono il Nord e il Sud. Sappiamo anche delle decisioni “discutibili” prese dalla Lega quando era al governo per favorire il Nord a danno del Sud. Perfino il colpo di grazia ad Alitalia con la creazione dello Hub di Malpensa è opera della Lega. Questo non può lasciarci tranquille. Forse il governo ha in mente di agganciare il nord Italia all’Europa e abbandonare definitivamente il Sud? La non riconferma di Provenzano è una grave perdita ma abbiamo capito che i ministeri sono stati assegnati col bilancino e quindi due ministeri a sinistra non erano possibili. Però Draghi avrebbe potuto, almeno, nominare Fabrizio Barca per la politica di coesione, un tecnico competente che più volte ha dimostrato di avere le idee chiare su come uscire dal sottosviluppo del Meridione. Invece nulla. Inoltre, Brunetta alla Pubblica amministrazione, dopo i disastri del precedente mandato è veramente incomprensibile. Tanto più che la pubblica amministrazione sarà terreno di riforme. Ce lo vedi Brunetta a ideare una riforma di senso compiuto? Anche lo scorporo del Turismo dal ministero dei Beni Culturali (ministero della Cultura è agghiacciante) e anche qui la sua assegnazione alla Lega indica una precisa idea di separazione tra pubblico (che gestisce musei e siti di interesse artistico-archeologico) e privato (che gestisce le strutture ricettive). Insomma, a rappresentare le Imprese, l’Italia produttiva, ancora la Lega».

Colpisce che un partito come Forza Italia presenti due donne e invece il PD neanche una. Le pari opportunità sono più un problema a destra o a sinistra? 

«In realtà non mi colpisce molto. Provo a sintetizzare dei concetti che, chiaramente, meriterebbero molto più spazio e approfondimenti. Forza Italia prima e Movimento 5stelle poi, sono nati dal nulla, “a tavolino”, dall’idea di uno. E dunque hanno “gettato” nell’agone politico dei perfetti sconosciuti, persone che nella maggioranza dei casi non avevano esperienza politica e mai avevano ricoperto incarichi. In pratica, tutti o quasi tutti, partivano da zero. In questo modo è stato più facile per le donne farsi avanti o almeno gareggiare alla pari. Il Centrosinistra non è nuovo. È il risultato di aggregazioni, scissioni, fusioni, fuoriuscite etc. di partiti già esistenti dove era già radicata la presenza di alcuni e la marginalizzazione delle donne, tipica del secolo scorso. Nel Centrosinistra molti rappresentanti sono politici di lungo corso, con una lunga esperienza politica e le donne, per quanto molte di esse abbiano anche loro esperienza lunga, scontano un ritardo decennale nelle posizioni apicali. Inoltre, generalmente, le donne della destra aspirano ad assimilarsi agli uomini tanto da preferire addirittura di essere chiamate al maschile. Sono, per questo, più rassicuranti. Come dire, cari uomini il potere è sempre vostro, io sono qui per meriti speciali ma mi impegno a perpetuare i vostri valori. Le donne della sinistra sono storicamente portatrici del valore della differenza, di un empowerment di genere, non personale, e in questo senso sono meno rassicuranti perché potrebbero minare e cambiare lo statu quo… dunque, probabilmente, meno gradite».

Da anni portate avanti iniziative organizzate anche in collaborazione con il Comune o le altre istituzioni provinciali. Vogliamo parlare dei prossimi eventi? Quale obiettivo volete raggiungere attraverso le iniziative che proponete alla cittadinanza?

 «Vogliamo proseguire col recupero della memoria di donne della nostra città e non solo. Abbiamo pensato all’intitolazione della sala del foyer del teatro Margherita a Nuccia Grosso e della sala della biblioteca del consiglio comunale a Elvira Sanfilippo. Abbiamo già un assenso verbale da parte dell’amministrazione comunale e vorremmo fare un convegno, intorno all’8 marzo, dedicato a entrambe e a com’è cambiata la rappresentanza di genere nei consigli comunali dai loro tempi ad oggi. Speriamo che questa volta l’amministrazione non si faccia trovare impreparata come è successo per l’intitolazione della via e l’apposizione di una targa alla memoria di Giuseppina Panzica. Pare che nonostante la decisione politica già presa e la delibera assessoriale già fatta, gli uffici non siano riusciti ad arrivare in tempo ad onorare l’impegno preso con le familiari della Panzica. Questo è inaccettabile».

Qual è lo stato dell’arte della parità di genere a Caltanissetta e quale il problema più spinoso da affrontare?

«Ci vorrebbero delle statistiche aggiornate per dirlo. Non credo comunque che Caltanissetta faccia eccezione rispetto al panorama nazionale. Quello che possiamo notare è che sono sempre più numerose le donne che ricoprono incarichi politici, dirigenziali e istituzionali a tutti i livelli ma che c’è un’assenza quasi totale di strumenti di welfare e che sono ancora le donne, in massima parte, a farsi carico del lavoro di cura. Il problema più spinoso rimane la scarsa occupazione. La mancanza di lavoro pregiudica inevitabilmente l’emancipazione di qualunque individuo/persona».

 

Se ti è piaciuto questo articolo, condividilo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *